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venerdì 21 maggio 2010

Tre giorni di "non rassegnazione", organizzati dal Movimento per la vita, sulla legge 194

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Trentadue anni dopo l’approvazione della legge 194 il Movimento per la vita, il Forum delle associazioni familiari e Scienza&Vita organizzano una “tre giorni di non rassegnazione”. Oggi l’incontro con i politici e amministratori locali, nella sede della regione Lazio: presenti, tra gli altri, la padrona di casa, Renata Polverini, e i colleghi governatori Formigoni (Lombardia) e Cota (Piemonte). Domani un faccia a faccia con uomini di cultura e comunicazione, all’università romana Lumsa: tra i relatori il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, che rifletterà sul rapporto tra crisi economica e denatalità, e Giuseppe Anzani del Movimento per la vita che rilancerà “una moratoria per l’aborto in Italia”; in questa occasione verrà illustrato il disegno di legge presentato al Senato dal Pdl, “Modifica all’articolo 1 del codice civile, in materia di riconoscimento della soggettività giuridica di ogni essere umano fin dal concepimento”, primi firmatari i senatori Gasparri, Quagliariello e Bianconi.
Gran finale domenica mattina, prima davanti al Senato, alle 10, “per non dimenticare i cinque milioni di bambini mai nati”, e poi a Piazza San Pietro per ricevere la benedizione del Papa e ricordare insieme a lui “i 120 mila bambini nati grazie ai Centri di aiuto alla vita” (Cav). Anche stavolta il promotore dell’iniziativa è l’europarlamentare dell’Udc Carlo Casini: “A 32 anni dalla legge 194 le polemiche tra chi la volle e chi ad essa non intende rassegnarsi hanno trovato apparentemente un punto di convergenza: la legge è stata male applicata o, almeno, nella sua applicazione vi è stata una insufficienza. Ma non appena si cerca di entrare nell’attuazione della normativa tornano le divergenze. Da un lato si sottolinea una crescente banalizzazione dell’aborto, dall’altro si lamenta il persistere di eccessivi limiti alla libera decisione della donna”. Secondo il leader del Movimento per la vita “prevale la prima posizione” e dunque bisogna reagire: “La legge non può essere totalmente cambiata, ma è auspicabile una sua interpretazione che favorisca la nascita anziché l’interruzione della gravidanza”.
Sul piano pratico gli interlocutori sono le regioni che hanno competenza in materia di sanità e di servizi sociali. Casini ricorda che “ben sei candidati che avevano risposto positivamente al nostro appello sulla dfiesa della vita e della famiglia sono divenuti presidenti di regione”. Adesso è il momento di mantenere le promesse: riformando gli statuti regionali in modo che contengano la tutela e la promozione del diritto alla vita di ogni essere umano fin dal concepimento, garantendo l’obiezione di coscienza, ripensando i consultori pubblici e valorizzando i Cav. E non rassegnandosi all’ultima scorciatoia, la RU486.


© - FOGLIO QUOTIDIANO
(tratto da: http://www.ilfoglio.it/soloqui/5210)
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