Si può dire che tale barbara pratica, antica almeno quanto l'omicidio, fosse in uso fin dai primordi della storia. Antiche testimonianze nei papiri egiziani, nella Bibbia e nel Talmud, ci parlano di erbe e medicamenti assunti per procurare aborti. La cultura medica occidentale dei secoli 5° e 4° a. C. specie con gli scritti di Ippocrate, trattò ampiamente dell’aborto. Celso e Galeno praticarono ed insegnarono l'aborto; a Roma ed in generale in tutte le società pagane questo crudele assassinio era tristemente praticato senza che la legge lo proibisse, il feto infatti era considerato proprietà della madre. Soltanto sotto la legislazione giustinianea l’aborto fu assimilato all’omicidio. Si ricorreva all'aborto quando fallivano i metodi contraccettivi, proprio come oggi, e quando gli abortivi non sortivano l'effetto, si ricorreva alla embriotomia endouterina, esattamente come accade oggi nelle cliniche abortiste.
Con l’avvento del Cristianesimo tale pratica pagana venne severamente riprovata. La Chiesa aggravò le pene per l’aborto e riuscì ad estirpare questo nefando delitto.
Dopo diversi secoli di relativo silenzio, con il rifiorire del paganesimo nel periodo dell’umanesimo (sec. XV), la questione dell’aborto si risollevò un’altra volta, ma ne venne riaffermata la gravissima illiceità.
Ma nel XIX secolo e molto più nel presente secolo, tempo nel quale la società si è impregnata completamente di paganesimo, la questione dell’aborto è esplosa in forma più virulenta, prendendo la forma di una dolente piaga purulenta. La maggiornaza degli stati del mondo, Italia compresa, hanno aderito ad una politica di morte che in nome di inesistenti diritti ha reso "legale" l’aborto. La Chiesa, per il mandato del suo Fondatore Gesù Cristo, ha parlato chiaramente in favore della vita, degli oppressi e dei bambini e ha più volte dichiarato solennemente l’immoralità di questo crimine, rinnovando con vigore, di papato in papato, la sua condanna.
Con l’avvento del Cristianesimo tale pratica pagana venne severamente riprovata. La Chiesa aggravò le pene per l’aborto e riuscì ad estirpare questo nefando delitto.
Dopo diversi secoli di relativo silenzio, con il rifiorire del paganesimo nel periodo dell’umanesimo (sec. XV), la questione dell’aborto si risollevò un’altra volta, ma ne venne riaffermata la gravissima illiceità.
Ma nel XIX secolo e molto più nel presente secolo, tempo nel quale la società si è impregnata completamente di paganesimo, la questione dell’aborto è esplosa in forma più virulenta, prendendo la forma di una dolente piaga purulenta. La maggiornaza degli stati del mondo, Italia compresa, hanno aderito ad una politica di morte che in nome di inesistenti diritti ha reso "legale" l’aborto. La Chiesa, per il mandato del suo Fondatore Gesù Cristo, ha parlato chiaramente in favore della vita, degli oppressi e dei bambini e ha più volte dichiarato solennemente l’immoralità di questo crimine, rinnovando con vigore, di papato in papato, la sua condanna.
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