Stefania condivide con noi la testimonianza di un suo amico che mi ha inviato via e-mail:
Vi voglio raccontare una storia di qualche anno fa che ci ha commosso e che ci commuove ancora moltissimo al ricordarla.
Si trattava di una bimba molto piccola, ancora nella pancia della sua mamma, alla quale i medici avevano riscontrato una grave malformazione al cervello, tale da comprometterne irrimediabilmente l’esistenza.
La sua mamma, nel sentire questa notizia, fu presa da forti depressioni tali da segnare profondamente le sue giornate ed i medici, per il bene suo, le consigliarono di abortire. Fu così che un tristissimo giorno, quella bimba fu abortita e finì nel sacchetto che conteneva tutti i bambini che come lei in quel giorno erano stati abortiti. Ma Dio aveva un disegno straordinario con lei. Lei, pur in quello stato di abbandono e di rifiuto, era forte e tenace e raccolse tutte le sue forze, dimenandosi e muovendosi nel sacco dei rifiuti, fino ad attirare la compassione di uno degli infermieri che mosso a pietà, invece di chiudere il sacco, come di solito si fa, la prese e la portò nel reparto dei prematuri.
Cominciò così per lei un calvario interminabile: tubi, tubicini, flebo, ossigeno, iniezioni, interventi, intubazioni, e tutto da sola: non c’erano per lei la sua mamma e il suo papà a farle coraggio, a coccolarla, a dirle delle paroline dolci per alleviare un pochino i suoi disumani dolori.
Da sola, a parte qualche medico e qualche infermiera che si fermavano a parlarle e a sorriderle porgendo qualche carezza a quel corpicino minuto ed esile di soli 500 grammi e con sole 24 settimane di gestazione.
La battaglia durò quattro mesi, lunghi, insopportabili…molte volte fu lì lì per non farcela più e soccombere... molte volte nessuno avrebbe dato speranza per la sua vita, ma Dio continuava ad avere un meraviglioso e misterioso disegno di amore su di lei. Si riprese finché i medici, pur nella sua delicatezza e fragilità, la dichiararono adottabile avvisando il Tribunale dei minori.
Il giudice preposto si diede da fare e dopo breve tempo trovò una famiglia disposta ad accoglierla e ad adottarla, nonostante la sua grave malformazione: nessuna certezza di sopravvivenza e di salute. Avrebbe potuto avere qualsiasi tipo di complicazione, ma avrebbe anche potuto non avere nulla o solo qualche piccolo problema. Una bambina dunque ad alto rischio.
La sua battaglia comunque l’aveva già vinta, contro tutto e tutti.
Se stimolata, il miracolo poteva anche compiersi.
Ieri questa bimba ha compiuto tre anni, è sana, vispa, parla, cammina, gioca, combina guai. Nessuna vita va disprezzata o rifiutata. Tutta la vita è nelle mani di Dio e va accettata e amata. Camilla, questo è il suo nome, ha portato una gioia immensa nella nostra famiglia ed è la testimonianza che Dio ci ama di un amore smisurato fuori da ogni logica umana. Rendiamo grazie a Dio...
Vi voglio raccontare una storia di qualche anno fa che ci ha commosso e che ci commuove ancora moltissimo al ricordarla.
Si trattava di una bimba molto piccola, ancora nella pancia della sua mamma, alla quale i medici avevano riscontrato una grave malformazione al cervello, tale da comprometterne irrimediabilmente l’esistenza.
La sua mamma, nel sentire questa notizia, fu presa da forti depressioni tali da segnare profondamente le sue giornate ed i medici, per il bene suo, le consigliarono di abortire. Fu così che un tristissimo giorno, quella bimba fu abortita e finì nel sacchetto che conteneva tutti i bambini che come lei in quel giorno erano stati abortiti. Ma Dio aveva un disegno straordinario con lei. Lei, pur in quello stato di abbandono e di rifiuto, era forte e tenace e raccolse tutte le sue forze, dimenandosi e muovendosi nel sacco dei rifiuti, fino ad attirare la compassione di uno degli infermieri che mosso a pietà, invece di chiudere il sacco, come di solito si fa, la prese e la portò nel reparto dei prematuri.
Cominciò così per lei un calvario interminabile: tubi, tubicini, flebo, ossigeno, iniezioni, interventi, intubazioni, e tutto da sola: non c’erano per lei la sua mamma e il suo papà a farle coraggio, a coccolarla, a dirle delle paroline dolci per alleviare un pochino i suoi disumani dolori.
Da sola, a parte qualche medico e qualche infermiera che si fermavano a parlarle e a sorriderle porgendo qualche carezza a quel corpicino minuto ed esile di soli 500 grammi e con sole 24 settimane di gestazione.
La battaglia durò quattro mesi, lunghi, insopportabili…molte volte fu lì lì per non farcela più e soccombere... molte volte nessuno avrebbe dato speranza per la sua vita, ma Dio continuava ad avere un meraviglioso e misterioso disegno di amore su di lei. Si riprese finché i medici, pur nella sua delicatezza e fragilità, la dichiararono adottabile avvisando il Tribunale dei minori.
Il giudice preposto si diede da fare e dopo breve tempo trovò una famiglia disposta ad accoglierla e ad adottarla, nonostante la sua grave malformazione: nessuna certezza di sopravvivenza e di salute. Avrebbe potuto avere qualsiasi tipo di complicazione, ma avrebbe anche potuto non avere nulla o solo qualche piccolo problema. Una bambina dunque ad alto rischio.
La sua battaglia comunque l’aveva già vinta, contro tutto e tutti.
Se stimolata, il miracolo poteva anche compiersi.
Ieri questa bimba ha compiuto tre anni, è sana, vispa, parla, cammina, gioca, combina guai. Nessuna vita va disprezzata o rifiutata. Tutta la vita è nelle mani di Dio e va accettata e amata. Camilla, questo è il suo nome, ha portato una gioia immensa nella nostra famiglia ed è la testimonianza che Dio ci ama di un amore smisurato fuori da ogni logica umana. Rendiamo grazie a Dio...
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