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sabato 24 ottobre 2009

Trentatremila firme contro l'aborto in Perú

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Il 7 novembre a Chiclayo una marcia di sensibilizzazione

Lima, 12. Trentatremila firme per dire "no all'aborto" sono state presentate dal vescovo di Chiclayo, monsignor Jesús Moliné Labarta, al Congresso nazionale del Perú. La raccolta delle firme è frutto di una campagna di sensibilizzazione che mira a promuovere la difesa della vita dal concepimento fino alla morte naturale.
"L'iniziativa - ha sottolineato il vescovo - sostenuta, fra gli altri, dal presidente regionale, Nery Saldarriaga, e dai rettori di due università cattoliche del Paese - è un incoraggiamento alle autorità nazionali ad assumersi il compito urgente di difendere la vita. La stragrande maggioranza della popolazione - ha proseguito il presule - è per la difesa della vita. Noi siamo sempre a favore della vita e tale vita deve essere protetta e tutelata fin dalla sua esistenza, ossia dal momento del concepimento  fino  al  decesso  naturale".

Monsignor Moliné Labarta, dopo aver sottolineato l'impegno a fare di più nella lotta contro l'aborto, ha detto che "coloro i quali hanno sostenuto questa campagna con la propria firma lo hanno fatto con la convinzione che sia estremamente necessario essere la voce dei nascituri, di quelli che stanno nel grembo materno, i quali non possono gridare e non possono far sentire la loro voce".
Il vescovo di Chiclayo, oltre a ringraziare i calciatori della squadra di professionisti "Juan Aurich" che indosseranno durante le partite di campionato peruviano la maglia con la scritta "no all'aborto", si è congratulato con il Congresso nazionale e con tutte le istituzioni presenti che hanno offerto il loro impegno per la lotta contro l'aborto. In particolare, si è felicitato con la deputata parlamentare Fabiola Morales che si è fatta promotrice dell'iniziativa raccogliendo le trentatremila firme.
"Queste firme - ha spiegato il presule - mirano a far sì che le nostre autorità si sentano sostenute dai cittadini. Tali iniziative si estendono a tutto il Paese per dimostrare che la maggioranza della nostra società è a favore della vita".
Monsignor Moliné Labarta ha anche  esortato  i  peruviani  a "scommettere sulla famiglia" e a esporsi pubblicamente con iniziative di ogni genere, sia private che pubbliche, a supporto della vita e della famiglia stessa.
Il vescovo ha ribadito l'invito a tutti  i peruviani a partecipare alla "Marcia per la vita... no all'aborto" che  si  svolgerà il prossimo 7 novembre e che si snoderà per le principali strade  e  piazze  della diocesi di Chiclayo.
Secondo  gli organizzatori, all'evento parteciperanno circa diecimila persone.
Il documento con le trentatremila firme raccolte è stato consegnato al presidente del Congresso, Alan García e al presidente della Corte costituzionale, Juan Vergara. Si tratta di un'iniziativa congiunta della Commissione della famiglia della diocesi di Chiclayo e  dell'Instituto  de  familia che cercano di impedire la legalizzazione dell'aborto.
Il presule, durante una conferenza stampa, ha spiegato le motivazioni che hanno spinto le autorità ecclesiastiche alla loro iniziativa e ha ribadito ancora una volta l'importanza della campagna poiché in Perú ogni anno circa quindicimila donne si sottopongono alla pratica abortiva.
A tal riguardo, l'arcivescovo di Lima, cardinale Juan Luis Thorne Cipriani, è intervenuto nei giorni scorsi criticando i promotori delle organizzazioni che difendono la legalità dell'aborto nel Paese.
In Perú, ogni anno vengono praticati trecentosettantunomila aborti clandestini, di cui settemila per motivi di salute. Dal 1924 è considerato legale l'aborto terapeutico, cioè l'interruzione di gravidanza dovuta al rischio di vita per le donne, sebbene non esista  un  protocollo che regoli tale pratica.
In Perú, ogni giorno abortiscono più di mille donne e due muoiono per complicazioni dovute o al parto o alla gravidanza.
Intanto, nei prossimi giorni, la Corte costituzionale si pronuncerà su un caso attraverso il quale si esaminerà la questione della tutela della vita nascente nella fase successiva al concepimento. In particolare, a partire da questa sentenza, i fautori dell'aborto vorrebbero che l'interruzione volontaria di gravidanza fosse possibile almeno fino all'annidamento dell'embrione nell'utero materno. 



1 commento:

  1. Questo articolo è vecchio ma l'ho pubblicato per evidenziare la grande sensibilità per la vita nascente dimostrata dai peruviani!
    Sarà mai in grado l'Italia di movimentarsi concretamente contro l'aborto?

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