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lunedì 12 ottobre 2009

Papa Giovanni Paolo II



"L’aborto è l’omicidio volontario di una vita umana innocente e la maggior parte degli uomini ne è ben consapevole".





 * * *


Munster, 1° maggio 1987
(omelia del Santo Padre Giovanni Paolo II)

Cari fratelli e sorelle,
            quale Vescovo di Roma e Successore dell’Apostolo Pietro è per me una grande gioia essere con voi oggi a Munster, sede del Vescovado, pregare con voi e potere parlare con voi. Saluto fraternamente tutti voi e tutti coloro che ascoltano la mia parola. (…)

Cari fratelli e sorelle!
Il vescovo Von Galen, contro un movimento totalitario mondiale ha enunciato chiaramente e coraggiosamente le verità elementari dell’etica cristiana: i Dieci Comandamenti.
            Il “tu non devi…” del comandamento divino era la sua risposta alla provocazione di un dittatore, che nell’esercizio del suo potere calpestava fino all’estremo limite la dignità ed i diritti fondamentali degli uomini così come le inderogabili norme di una convivenza degna dell’uomo.
            Le parole che il vescovo Von Gallen ha pronunciato in difesa dei diritti umani sono diventate profetiche, quando i nazionalsocialisti hanno iniziato a deportare e ad uccidere i malati di mente perché considerati improduttivi. Egli disse allora: si sta diffondendo una teoria “che afferma che bisogna eliminare gli esseri cosiddetti “inutili”, e quindi uccidere uomini innocenti, quando si ritiene che la loro vita non abbia più valore per il popolo e per lo Stato. Una teoria orrenda, che vuole giustificare l’omicidio degli innocenti, che dà via libera all’assassinio in massa degli invalidi non più in grado di lavorare, degli storpi, degli inguaribili, dei vecchi… Ma qui si tratta di uomini, dei nostri simili, dei nostri fratelli e delle nostre sorelle… Tu ed io abbiamo il diritto di vivere soltanto finché siamo produttivi? Soltanto finché gli altri ci considerano produttivi?… NON UCCIDERE! Questo comandamento di Dio, l’unico Signore, che ha il diritto di vita e di morte, è stato inscritto nel cuore degli uomini fin dagli inizi… Dio ci ha dato questo comandamento, il nostro Creatore ed unico Giudice!” (Predica del    3 agosto 1941).
            Queste parole non devono in alcun modo restare sepolte nei libri di storia e negli archivi; esse sono di grande attualità, anche negli Stati democratici, in cui vige il principio che è il popolo stesso, vale a dire gli uomini che devono gestire la propria vita comune in dignità e libertà. Eppure esistono ancora oggi nella società delle forze, che minacciano la vita umana.
            L’eutanasia, la “buona morte” che deriva da una presunta compassione è tornata ad essere una parola terribilmente ricorrente e trova i suoi nuovi smarriti difensori.
            E la Chiesa non può tacere di fronte alla quasi totale liberalizzazione dell’aborto nel vostro Paese e in numerosi altri Paesi. Con i suoi assistenti pastorali e i laici responsabili, certamente sarà vicina ad ogni singola donna in attesa, che si trovi in difficoltà, con sincera partecipazione e bontà e le dimostrerà, fin dove è possibile, comprensione ed aiuto concreto per la sua situazione.
            Di fronte alla società la Chiesa non deve tacere; neanche quando vi è la tentazione di rifiutare una franca discussione sull’attuale situazione dell’aborto come se ci si imbattesse in tabù. Dai politici e dai formatori della pubblica opinione – che si sentono ancora legati ai fondamenti etici o perfino alla fede cristiana – la Chiesa si attende un aiuto, affinché i risultati scientifici dell’embriologia e della psicologia della gravidanza e dell’aborto vengano portati meglio a conoscenza e determinino in modo sempre più efficace le decisioni pratiche degli uomini.
            I responsabili dovrebbero rivedere in modo obiettivo le stesse norme legali e la loro applicazione concreta per verificare se – invece di tutelare la vita – non rafforzino piuttosto in molti uomini l’errata convinzione che si tratti di un fatto senza importanza, addirittura legale, in quanto non devono neppure sobbarcarsene l’onere finanziario.
            La Chiesa deve anche oggi con insistenza, chiarezza e pazienza impegnarsi per il diritto alla vita di tutti gli uomini, soprattutto dei bambini non ancora nati e per questo più bisognosi di essere tutelati; essa deve impegnarsi per la illimitata validità del 5° Comandamento: NON UCCIDERE.
           
Al di là delle belle parole e del rifiuto della riflessione, la maggioranza ne è ben consapevole: l’aborto è l’omicidio volontario di una vita umana innocente. E’ incoraggiante il fatto che molte persone stiano nuovamente considerando il problema, perché vedono con maggiore chiarezza le conseguenze negative sui princìpi ed i giudizi morali di oggi.
Nessun movimento per la pace è degno di questo nome, se non condanna e non si oppone con la stessa forza alla battaglia contro la vita nascente.
Nessun movimento ecologico può essere preso sul serio, se ignora i maltrattamenti e la distruzione di innumerevoli bambini che nel seno materno potrebbero continuare a vivere.
 Nessuna donna emancipata può rallegrarsi della sua maggiore autodeterminazione, se questa fosse ottenuta a discapito di una vita umana affidata alla sua tutela e che possedeva a sua volta il diritto all’autodeterminazione.
Accogliamo finalmente anche l’uomo fra i beni degni della nostra più grande protezione e che meritano di essere proclamati per un maggiore riconoscimento fra i popoli!
Per questo motivo i medici, gli operatori sociali, i parlamentari, i giornalisti e gli insegnanti dovrebbero sentire in modo particolare il dovere di impegnarsi anche pubblicamente per la tutela legale della vita.

Il Figlio di Dio è diventato uomo; Cristo vuole essere nostro fratello. Perciò nessun uomo può disprezzare gli altri, maltrattarli o addirittura ucciderli.
Il diritto alla vita è il più fondamentale e il più sacro di tutti i diritti umani.
Nel periodo pasquale che stiamo vivendo, avvertiamo in modo particolare che il nostro Dio è un Dio della vita, il Dio che ha risuscitato Gesù dalla morte. Dio non accetta la morte e neppure noi dobbiamo farlo. Con la risurrezione di Cristo Dio ha dato un nuovo impulso alla vita. Questa iniziativa di Dio deve essere la nostra.
Compito del cristiano è quello di impegnarsi, con lo Spirito di Dio, per la vita e la pace, per la verità e la giustizia.
Dio è il primo; egli è anche l’ultimo e l’eterno. Da lui proviene tutta la vita; a lui va la nostra vita. 
Da Dio a Dio: è questo il cammino dell’uomo.
Scegli la vita! Scegli tutta la vita!
E in questo modo scegli anche la tua vita eterna!


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