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mercoledì 14 ottobre 2009

"Maternità impossibile": la testimonianza di una donna dipendente dall’aborto




Drogata di aborti. Le confessioni di una donna americana, che ha ammesso di aver interrotto la gravidanza 15 volte in 17 anni al punto di essere diventata "aborto-dipendente", hanno sconvolto gli Stati Uniti scatenando sul web un diluvio di reazioni, polemiche e addirittura minacce di morte provenienti dal fronte anti-abortista.



Nel libro “Impossibile Motherhood: Testimony of an Abortion Addict” (Maternità impossibile: la testimonianza di una donna dipendente dall’aborto) Irene Vilar, 40 anni, racconta di aver abortito non per povertà o paura ma solo per far dispetto al primo marito, colpevole di averla ossessionata più volte per scongiurare la nascita di figli.
“Si vantava - ha rivelato Vilar - della brevità delle sue relazioni, che non hanno mai superato i 5 anni. Diceva che avere bimbi uccide il desiderio sessuale”. Per queste ragioni, “mi dimenticavo ‘per puro caso’ di prendere la pillola. E poi abortivo per non farmi lasciare da lui”.
“Certamente questo non significa che io volessi rifarlo a oltranza. Anche un tossicodipendente si vuole fermare ogni volta”, ha spiegato. “Molte donne hanno scritto libri per raccontare le loro esperienze con l’anoressia o con la bulimia e motivare i loro comportamenti. Nel libro faccio la stessa cosa con l’aborto”. L’autrice ha detto che il manoscritto è stato rifiutato da 51 editori, prima di essere accettato da Other Press.
Il viavai dal reparto ginecologia è iniziato quando la donna aveva 16 anni ed è finito quando ne aveva 33. In questo periodo della sua vita Vilar ha confessato di aver tentato più volte il suicidio. Se si fosse ammazzata non avrebbe goduto di soldi e notorietà che le stanno piovendo addosso: “Impossibile Motherhood”, appena uscito nelle librerie, è già sulla bocca di mezza America e sta consolidando le divisioni dei lettori interessati all’argomento, schierati sul fronte “pro-life” (anti-abortisti) o “pro-choice” (abortisti).
“Il libro è una conferma di quanto andiamo dicendo da una vita: l’aborto è una parte triste nella storia della vita di ogni donna”, ha spiegato al quotidiano Daily Mail Charmaine Yoest, presidente di un’associazione pro-life negli Usa.
Vilar ora vive a Denver è sposata con un altro uomo, che le ha dato due figlie. La donna si sente in pericolo: “Ho ragioni di temere per la mia vita. Odio la posta. Non voglio essere considerata una sorta di ‘massacra-bambini’ o apparire in qualche poster per fondamentalisti contro l’aborto”.


1 commento:

  1. Senza voler entrare nel merito e giudicare - perchè questo articolo si commenta da solo - mi chiedo cos'ha da ridere nella foto la protagonista della storia e se "per caso" ha dei sensi di colpa per quello che ha fatto...

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